Una storia di amore per il vino lunga oltre cent’anni.
Ilaria Felluga è una di quelle donne che quando la incontri vieni travolta da giovane entusiasmo. C’è però anche un magico alone di antica saggezza che avvolge la sua energia. È un abbraccio di luce sapiente, di amore per un mestiere che, tramandato generazione dopo generazione, è arrivato, protettivo e forte, fino a lei. Le illumina lo sguardo e acuisce la delicata dolcezza della sua voce quando le chiedi di raccontarti la storia della famiglia Felluga.
Siamo a Russiz Superiore, circondate da vigne che narrano di una terra votata al vino, il Collio. Siamo qui per parlare di questo territorio e, appunto, delle prestigiose realtà vinicole Felluga.
Galeotto fu il Pinot Bianco, perché Marco Felluga, il nonno di Ilaria, è la pietra miliare, il fautore, della Rete del Pinot Bianco nel Collio e questo è il primo di sette viaggi a comporre un racconto che svelerà la storia e le anime di sette famiglie capaci, insieme, di dipingere in un unico quadro tutti i colori di una terra unica come il Collio.
Ma se il Pinot Bianco è il leitmotiv, questo vino è solo uno (certo, il prediletto) dei tanti figli del Collio e delle sette famiglie della Rete. Tanto che mi piace pensare che il vero filo rosso sia l’amore, capace di legare insieme tante generazioni, queste famiglie, i loro sette Pinot Bianco, tutti i loro vini e i miei sette racconti.
Le sei generazioni Felluga.
Ilaria è la donna che porta in dote la responsabilità e la gioia della sesta generazione Felluga. Una storia di vocazione per il vino nata nella seconda metà del 1800 a Isola d’Istria. È qui, infatti, che la dinastia Felluga muove i primi passi: una locanda e la produzione dei due primi vini di famiglia, la Malvasia e il Refosco.
Ma se c’è un termine capace di raccontare la storia di successo della famiglia Felluga è lungimiranza, quella di saper riconoscere e valorizzare le potenzialità di territori e di uve in primis. Se già la seconda generazione pensa infatti di sfruttare una rotta mercantile per distribuire i vini in Friuli, è Giovanni Felluga, terza generazione, che riconosce nel Collio la vocazione al vino e decide di trasferire qui l’attività di famiglia.
“Fu una scelta previdente – racconta Ilaria -. Con la guerra tutto ciò che era a Isola infatti venne perduto: la locanda, le case, i possedimenti terrieri… Il nonno mi ha raccontato che il fratello di suo padre, che gestiva la locanda, dovette scappare di notte, d’improvviso. Ricevette una soffiata mentre rientrava a casa e fuggì, a piedi fino a Trieste. Mi vengono i brividi a pensarci, sono cose che vedi nei film e invece è la realtà che ha toccato la mia famiglia!”.
Così si scrive il primo pezzo di storia, dal mare alla terra, della famiglia Felluga. Giovanni aveva sette figli, ma i nomi noti della quarta generazione sono Livio e Marco.
L’azienda Marco Felluga, a Gradisca di Isonzo, deve a quest’ultimo il nome e la fondazione. E proprio a Marco, penultimo dei sette figli di Giovanni, formatosi nella scuola di enologia di Conegliano, si deve anche l’evoluzione dei vini Felluga; grazie alla ricerca, al credo nell’innovazione, che ha alzato l’asticella qualitativa della produzione di famiglia.
“Nonno Marco e suo fratello Livio – continua Ilaria – lavorarono insieme fino al 1956, quando decisero di separare le attività. Nonno dice sempre che due galli non possono stare nello stesso pollaio – ride –! Il nonno è rimasto nella sede storica di Gradisca, mentre Livio si è spostato sui Colli Orientali. Qualche anno dopo, e arriviamo al 1967, nonno si innamora di questa proprietà, Russiz Superiore, e fa una tale spudorata “corte” al vecchio proprietario da riuscire ad acquistarla”.
I 700 anni di storia di Russiz Superiore.
Con oltre settecento anni di storia sulle spalle, Russiz Superiore è stato un piccolo borgo medievale, una fortezza, la dimora occasionale di Re Vittorio Emanuele III e la casa di molte nobili famiglie succedutesi nel tempo.
Gli Orzoni, ad esempio, vi abitarono dal 1558 al 1770. Furono loro ad individuare un appezzamento particolarmente adatto per la produzione dei vini rossi; testimoni ne sono antiche mappe catastali settecentesche. E proprio a loro, perché la storia di un territorio non va mai dimenticata, è dedicato il Collio Riserva degli Orzoni Russiz Superiore, un blend di Cabernet Sauvignon, Merlot e Cabernet Franc di grande struttura e lungo invecchiamento.
Omaggio alla storia e alle nobili famiglie che governarono la Tenuta è anche lo stesso logo aziendale Russiz Superiore, che raffigura un’aquila a due teste. Uno stemma che domina, affascinante e ricco di mistero, su una delle pareti della cantina di invecchiamento.
È lo stemma della famiglia tedesca Thurn und Taxis (Torre e Tasso), oggi nota proprietà del Castello di Duino, che qui dimorò dalla fine del ‘200 e dalla cui attività di famiglia ha origine la parola taxi perché, con le loro carrozze di colore giallo, i Thurn und Taxis distribuivano la posta nel Sacro Romano Impero.
Al fascino si aggiunge fascino in questa proprietà dove il nuovo abbraccia l’antico, dove uomini e donne, da quasi un secolo, si sono passati il testimone per incidere sulle pietre della tenuta una storia di vita che oggi gli occhi più attenti riescono a cogliere nell’intensa eleganza dei profumi e colori dei vini Marco Felluga e Russiz Superiore.
Vino: un amore ereditato.
Intanto Ilaria ed io ci siamo spostate proprio in cantina, incastonata nella collina, il cui uscio è protetto da una tenda naturale formata dai rami di una vite americana. Le barrique di rosso sono osservate e protette dallo stemma dei Torre e Tasso e l’aquila poi invita all’accesso, attraverso una seconda porta, a un ambiente che ricorda davvero il castello medievale dei sogni di ogni bambino d’altri tempi.
Sali pochi gradini e sulla destra ti accoglie una piccola fortezza dei tesori Felluga. È la stanza delle vecchie annate dove le bottiglie sono distese in scaffali di pietra. Anche qui un’aquila fa da custode e l’odore acre di umidità ti avvolge di fascino la mente così come la polvere ricopre le bottiglie.
Bottiglie per occasioni speciali, riservate alla famiglia e forse a qualche fortunato ospite, pronte a rivelare la capacità di alcuni vini di raccontarsi con nuove e inattese espressioni dopo decine e decine di anni. Ci sono anche alcuni Pinot Bianco, come quello del 1985 che da poco Ilaria ha potuto assaporare, scoprendo una freschezza che da un bianco trentacinquenne non ti aspetti.
Mentre me lo racconta accarezza delicata le bottiglie, quasi senza toccarle. Ed ecco ancora quell’antica luce di amore ereditato. Nonno Marco ha progettato la cantina, ristrutturato questo spazio per l’invecchiamento e architettato la casa padronale. E poi c’è il Relais, proprio sopra la collina a dominare il verde panorama, voluto da Roberto, il papà di Ilaria.
Ed è stato Roberto Felluga l’ultima mano che ha donato a Ilaria il desiderio e la volontà di proseguire sulle orme di famiglia.
“Non sapevo – ammette – se questo era quello che veramente volessi fare. Finite le scuole superiori decisi di prendermi un anno, per me stessa, per capire quale fosse la mia strada. Andai in Inghilterra, anche per affinare l’inglese e un giorno mi chiama mio padre e mi dice: ‘Tra qualche giorno vengo a Londra per incontrare un nostro importatore, vieni a cena con noi?’. Ricordo che andai così, in jeans e maglietta, e il ristorante era bellissimo, elegante e raffinato. Lo chef mi spiegò come aveva ideato i piatti per il perfetto abbinamento con i nostri vini e poi ascoltai mio padre e il sommelier raccontare ogni calice, ogni bottiglia. Fu lì che dissi ‘Wow’! Sono rientrata in Italia e mi sono iscritta a viticoltura ed enologia a Udine”.
Non è mai così scontato che le nuove generazioni, i figli, percorrano la strada segnata dalle precedenti; ma nemmeno è scontato che le generazioni precedenti, i padri, diano spazio alle nuove tramandando il loro sapere ma lasciando nel contempo libertà di scegliere la propria strada.
“Papà – ricorda Ilaria – non mi ha mai fatto nessun tipo di pressione, anche se sono figlia unica, per farmi restare in azienda; anzi, mi ha sempre detto di seguire il mio cuore, i miei desideri. La scintilla è arrivata da sola, inattesa e improvvisa, a quella cena. Poi col tempo mi sono appassionata sempre più ed è arrivata anche la consapevolezza: di chi sono, di cosa voglio, ma soprattutto di tutto quello che nonno, papà e tutta la famiglia Felluga è riuscita a costruire.
Mi sento tanto fortunata. Senza il genio naturale del nonno e la sua lungimiranza e testardaggine, che oggi a 94 anni ancora dimostra con sempre nuove idee e progetti (la Rete del Pinot Bianco ne è un esempio), e senza papà al mio fianco, oggi non sarei qui a parlare dei vini Felluga. Devo tutto a loro!”.
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Il Pinot Bianco di Russiz Superiore
È sulle colline di Russiz Superiore che l’azienda Marco Felluga coltiva e produce il Pinot Bianco. Siamo tra i 100 e i 200 metri sopra il mare, ma qui le escursioni termiche sono quelle perfette per la buona salute di questo vitigno.
Caratteristica peculiare di Russiz Superiore, poi, è la presenza dei resti di una barriera corallina di periodo oceanico. Come è noto la ponca, col suo alternarsi di strati di arenaria e marna, è il terreno magico del Collio. A Russiz Superiore la magia diventa tangibile perché dove ora ci sono le colline un tempo c’era il mare, che ha lasciato nel terreno fossili, conchiglie e spugne che ancora oggi rinvengono tra i filari.
Una parte della mineralità caratteristica del Pinot Bianco deriva da questo e i nummuliti, fossili guida simili a monetine, ricordano la ricchezza delle terre del Collio.
Il Pinot Bianco è una perfetta espressione di essa: minerale ma floreale, fruttato e incredibilmente elegante.
Il Collio Pinot Bianco è la produzione di annata di Russiz Superiore, con un 15-20% di passaggio in legno, che dona struttura e cremosità.
Ma la sfida, dell’azienda Marco Felluga come di tutte le sette cantine della Rete del Pinot Bianco, è la riserva, perché questo vino ha dimostrato di invecchiare tanto elegantemente da rimanere, negli anni, fresco e floreale.
Ed ecco allora il Collio Pinot Bianco Riserva, con fermentazione e maturazione in botti di rovere e un riposo di tre anni sui lieviti più uno in bottiglia. Il risultato è un vino strutturato e avvolgente con un perfetto equilibrio tra sapidità e morbidezza.
Se poi siete amanti degli uvaggi, Marco Felluga propone il Collio Bianco Molamatta. Uvaggio di punta dell’azienda, base Pinot Bianco, Friulano e Ribolla Gialla. Il Pinot Bianco è invecchiato in legno, per un vino avvolgente, fresco e lungo.
E infine il Collio Bianco Col Disôre. Il nome, di derivazione friulana, è quello di una collina del terreno di Russiz che nel 1648 fu diviso in Russiz Disôre (superiore) e Russiz di Sott (inferiore). Pinot Bianco, Friulano, Sauvignon e Ribolla Gialla, per un cru dalle note calde e ammandorlate.