Tutto quello che state per leggere è frutto della fantasia di un povero frutto che abita in frigo; ogni riferimento a cose persone o fatti realmente accaduti è puramente casuale… forse!
L’anima degli abitanti del frigo.
C’era una volta, nel frigo di Marco, un limone: io.
Sì, io sono niente meno che il limone che avete aperto più di un mese fa per quella bella spigola che avete
cotto al sale. E oggi ho deciso di raccontarvi un episodio da poco accaduto, esempio di un’annosa
questione che accade nel vostro frigo ormai da anni.
Per prima cosa però, dovete sapere che tutti noi, prodotti che abitano nel vostro frigo, abbiamo un’anima,
una vita privata che va oltre l’uso normale che fate di noi.
Abbiamo una cadenza generazionale scandita dal vostro consumo, insomma non siete voi a scegliere quale limone o pomodoro portare a casa, siamo noi a riconoscere il profumo che i nostri avi hanno lasciato sulla vostra pelle per sostituirli bellamente nel vostro frigo.
E non ditemi che non ve ne siete ancora accorti! Davvero non notate che, ogni tanto, l’ordine del vostro
modernissimo refrigeratore è diverso da come lo ricordavate?
Pensate alla maionese: lei non è mai nel posto in cui l’avete lasciata, ma non è colpa sua, lei deve muoversi,
altrimenti impazzirebbe!
Ogni frigorifero inoltre, cosa che vi stupirà assai, ha la sua organizzazione, che si rifà a quella che si cela
dietro a questo muro bianco che ci imprigiona, ovvero quella di voi umani.
Come abbiamo imparato?
Semplice! Ascoltando il telegiornale quando, maledetti, lasciate lo sportello aperto.
Voi dimenticate di chiudere la porta di casa nostra e così, sera dopo sera, il cioccolato fondente ha iniziato
a memorizzare tutto. Abbiamo quindi iniziato a creare organi, collettivi e istituzioni, che forse vi farebbero
rabbrividire per quanto migliori dei vostri sono.
Ma non voglio essere acido, avrò modo di raccontarvi meglio come viviamo, però ora ho proprio bisogno di
spiegarvi l’accaduto…
Dopo la spesa… nuovi abitanti in frigo.
Dopo ogni spesa arriva qua in frigo un abitante nuovo e proprio ieri è stato il giorno del Tofu.
Immediatamente è scattata una diatriba infuocata che ha visto le melanzane – nere per natura e con delle
ideologie frigoriste poco condivisibili – scontrarsi con i pomodori – rossi di passione ed uniti nel collettivo
della felce e dei mirtilli – per l’accettazione del nuovo arrivato.
Sulle note di “Avanti ragazzi di Buda” le melanzane sono arrivate al cospetto del contenitore dei formaggi –
organo di governo fondamentale di ogni frigo – per manifestare tutto il loro dissenso sull’ingresso del Tofu,
che veniva prontamente difeso dai pomodori, armati di cartelli ricavati dalle etichette dei piatti pronti e
battendo a mo’ di tamburi sui barattoli di marmellata mezzi vuoti che abbandonate in frigorifero.
Inutile dirvi che si è arrivati ben presto allo scontro fra le due compagini, con scene davvero raccapriccianti.
La rivolta contro il Tofu.
Le melanzane hanno iniziato a staccarsi strisce urticanti dalla testa e a lanciarle sui pomodori, che dapprima
hanno trovato rifugio sotto i cartelli che avevano creato e poi hanno iniziato con la controffensiva,
lanciando chicchi di mais e piccoli pomodori maturi da far scoppiare ai piedi delle melanzane per
dissuaderle dall’avanzata.
Quando ormai tutti temevamo il peggio una voce possente ha zittito i facinorosi manifestanti: era il
parmigiano, il nostro capo del governo eletto a pieni voti per anzianità.
“Volete smetterla o cosa? – ha urlato -. Vi accontenterete solo quando ci scopriranno. Parlate con me, qual
è il problema?”
Un piccolo pomodoro, come una sorta di Masaniello, ha preso la parola nel silenzio generale, assumendosi
tutte le responsabilità.
“Vede signor presidente, queste sporche melanzane frigoriste vogliono impedire al Tofu di vivere con
tranquillità nel nostro frigo e noi stiamo provando a farle ragionare”
La saggezza del Parmigiano.
Ma subito è intervenuto il parmigiano: “Sì vabbè, ragionate a colpi di mais e manganellate di
sedano? Sicuramente il gesto è apprezzabile, ma come sempre sbagliate i modi. In quanto a voi, care
melanzane, mi deludete profondamente. Voi, nuove leve di questo frigorismo, vi siete forse dimenticate da
dove venite?
Vi devo ricordare quando con una valigia di carta ricavata dai contenitori delle uova siete arrivate
dall’India? Devo forse rammentarvi che non vi voleva nessuno e che anzi vi additavano a portatori di
malattie prima e a ladri di posti nei menù settimanali poi?
Ma voi invece ricordate solo di quando siete diventate le regine del frigo, vero? Quando inspiegabilmente
avete raggiunto il nostro piano e vi siete erette a regine del mediterraneo…”.
Un silenzio tombale, che in frigo si vede di solito solo durante i venerdì di quaresima, ha accompagnato il
parmigiano, mentre lento rientrava nella sua scatola dei formaggi.
Le melanzane erano letteralmente distrutte, su tutta la linea: prima fisicamente dai pomodori e poi
moralmente dal parmigiano.
Così, senza professare una benché minima parola, ma sentendosi profondamente in colpa, si sono
raccomodate al loro posto lasciando uno spazio proprio per il tanto odiato Tofu.
Penne, pomodorini, melanzane e Tofu.
Poi d’improvviso uno strattone: da fuori stavano provando ad aprire la porta del nostro frigo…
Subito il barattolo di marmellata, dimenticato nel reparto più alto, ha preso la parola con voce decisa:
“Zitti, stanno aprendo. Carote via dalla maniglia e tutti ai propri posti! E poi smettetela di litigare per queste
idiozie, qua dentro c’è posto per tutti!”.
Al secondo tentativo la porta si è aperta: era Marco, il nostro proprietario, che forse per una congettura
astrale o per qualche brutto scherzo del destino, ha preso dal frigo tre ingredienti parlando brevemente al
vuoto: “Oggi penne, pomodorini, melanzane e Tofu!”.
Perché sì, in fondo in questo frigo c’è spazio per tutti, c’è spazio per star larghi e vivere una vita serena.
Noi, forse, anche se con qualche episodio di screzio, ci stiamo riuscendo. E voi?
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