Quintodecimo: il gioiello vinicolo dell’Irpinia

“Quintodecimo è nata perché io non volevo vivere di vino, io volevo vivere con il vino, con la vigna”.

Luigi Moio

Con queste parole, Luigi Moio apre il discorso di presentazione del suo nuovo Taurasi Riserva Gran Cru alla conferenza stampa di Milano tenutasi lo scorso 25 settembre. Un sogno diventato realtà da più di venti anni e che si concretizza in una piccola tenuta campana abbracciata dai vigneti.

L’evento, fortemente voluto dalla Pellegrini S.p.A., non ha rappresentato solo la celebrazione della nuova etichetta, ma anche il coronamento di un lungo percorso di ricerca e sperimentazione, iniziato ufficialmente nel 2001 ma che in
realtà, lo accompagna da tutta la vita.

Odissea nel mondo enoico.

Luigi Moio nasce accanto alle vigne del padre Michele, uno storico produttore che negli anni Cinquanta rilanciò il Falerno, il celebre vino tanto amato dagli antichi romani. In quel contesto in cui casa e cantina sono un tutt’uno, il giovane Moio impara a capire le viti: vede le foglie dei tralci diventare arancioni con l’arrivo dell’autunno; sente il profumo del mosto appena spremuto; assaggia il frutto delle faticose vendemmie.

Dopo quest’infanzia enoica, la sua passione per la materia lo porta a studiare enologia e a raggiungere un centro di ricerca in Borgogna, dove dal 1990 al 1994 approfondisce gli aspetti scientifici dell’aroma del vino. Una tappa di ella sua vita scelta in modo quasi naturale che gli permette di alimentare la sua passione.

Ritornato in patria decide di compiere il grande passo: aprire una cantina propria dove poter esprimere appieno il suo amore per la materia. Così nel 2001 prende forma Quintodecimo.

Foto di Luigi Moio, enologo e creatore della cantina Quintodecimo
Luigi Moio

La cantina e i vini.

L’azienda sorge nella bella e montuosa Irpinia, su una piccola collina di Mirabella Eclano. Qui, affacciato su una distesa di filari, la tenuta rilascia la sua prima annata nel 2004 producendo due etichette: Quintodecimo e Terra d’Eclano.
Entrambi i vini sono due massime espressioni dell’Aglianico e del terreno su cui il frutto è coltivato.

Poi avviene la svolta con la scelta di acquistare delle piccole tenute a Lapio e a Tufo per produrre vini bianchi. Nel 2006 viene alla luce la prima annata del Fiano d’Avellino DOCG Exultet e nel 2007 il Greco di Tufo DOCG Giallo d’Arles.

Dopo anni di studio e di ricerche, nel 2018 nasce la Grande Cuvée Luigi Moio. Tre varietà di uva campane unite per creare un vino esclusivo in cui la natura è stata ancor più assistita dall’uomo nell’intento di armonizzare le note di ciascuna di esse affinché nulla domini ma tutto sia meravigliosamente in equilibrio.

Un vino che racchiude in sé la sintesi tra la straordinaria vocazione delle fresche e ventilate colline dell’Irpinia e dei i suoi vitigni, espressione perfetta di uno stile raffinato che unisce armonia ed eleganza, segni distintivi dell’essenza di Quintodecimo.

Il Gran Cru Luigi Moio Taurasi Riserva di Quintodecimo
Il Gran Cru Luigi Moio Taurasi Riserva di Quintodecimo

Il Gran Cru Luigi Moio Taurasi Riserva di Quintodecimo.

E ora, dopo più di vent’anni d’attività, Luigi Moio si racconta a Milano, lasciando trasparire un amore per il vino ancora giovane e instancabile.

Sono passati poco più di vent’anni dalla nascita di Quintodecimo – racconta -, e mi emoziona enormemente pensare che questo progetto sia giunto al suo compimento con la creazione del Grand Cru Luigi Moio. Questo Taurasi Riserva completa il disegno iniziale di creare grandi vini rossi che esprimano al massimo il nobile vitigno Aglianico e il suo terroir”.

Il Taurasi Riserva Grand Cru Luigi Moio 2019 rappresenta un’opera d’arte enologica, frutto dell’assemblaggio di vini provenienti da tre micro-terroir della tenuta Quintodecimo. Ogni vigneto contribuisce con le sue caratteristiche uniche,
dovute a pendenze ed esposizioni diverse e le uve vengono raccolte in momenti differenti per garantire la massima espressione del territorio.

Questo vino presenta una straordinaria eleganza e struttura, con aromi di mirtilli selvatici, lavanda, chiodi di garofano, ciliegie nere e cuoio. Al palato, si fondono frutta rossa matura, acidità vibrante e una trama ricca di spezie esotiche. Il finale è persistente, con note terrose che aggiungono profondità. L’affinamento di due anni in botti nuove ha arricchito il vino, mantenendone l’autenticità e garantendo una rappresentazione fedele dell’annata e del territorio.

Insomma, equilibrio e personalità che dà a Luigi Moio la possibilità di dare voce al sogno che lo accompagna fin dalla giovinezza: vivere con il vino.

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Loris è cresciuto tra pentole e padelle in cucina con sua nonna nella Bassa Lodigiana, in un paesino di appena 900 anime. Questo però non gli ha impedito di uscire ed esplorare il mondo. Dopo essersi diplomato all’Alma è approdato infatti in diverse brigate anche stellate. Poi però quella vocazione per la scrittura, da sempre latente, ha preso il sopravvento e adesso si dedica anima e cuore a raccontare la cucina, dopo averla vissuta in prima persona, sapendo che anche il più umile dei prodotti ha una storia che merita di essere raccontata.

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