Chi è Diana Beltran: la chef che ha portato la cucina messicana a Roma

Diana Beltran, chef originaria di Acapulco, ha portato l’essenza autentica della cucina messicana a Roma. Nonostante le difficoltà iniziali, ha avviato con successo diversi ristoranti, dal primo La Cucaracha fino all’ultimo El Tiburon.

La costante ricerca della qualità degli ingredienti e la visione innovativa hanno contribuito alla sua escalation gastronomica. Ora punta a un nuovo progetto: aprire un locale completamente dedicato alla cucina messicana.

La storia di Diana Beltran.

Immaginate gli anni ‘90. Immaginate di essere uno chef, negli anni’90: Marchesi, la Nouvelle Cuisine. Gli anni dove nei locali impera il bilinguismo franco-italico. Immaginate ora di percorrere 10.494 Km in aereo, sempre negli anni ‘90! Da Acapulco, Messico fino a Roma, Italia.

Immaginate di arrivare in un paese dove non parlano la vostra lingua. Lo spagnolo non la parlano nelle strade, non lo parlano in cucina.

Immaginate di voler aprire il vostro ristorante messicano. Avviate la vostra attività e i primi mesi sono un disastro su tutti i fronti. La sala è quasi sempre vuota e quei pochi clienti vi fanno richieste che non siete in grado di esaudire.

Immaginate di perseverare per tutto il 2000 e per il ventennio successivo fino a quando nelle strade, nelle cucine, lo spagnolo viene compreso.

Eco, questa è la storia di chef Diana Beltran.

L’intervista.

Nata ad Acapulco nel Guerrero, chef Beltran decide in giovanissima età di fare armi e bagagli e dirigersi verso Roma per scrivere il suo futuro nella ristorazione.

“Sono arrivata in Italia quando avevo 19 anni. Tramite uno zio che lavorava al Ministero degli Esteri ho avuto la possibilità di fare un intercambio tra l’Italia e il Messico: studiavo la mattina e lavoravo la sera. Mi sono innamorata all’istante di Roma e sono quasi 35 anni che vivo qua. Non so se ritornerei in Messico, credo che ormai casa mia sia Roma”.

Poi viene a galla il sentimento identitario. Quello che detta il desiderio e la voglia di Diana Beltran di mostrare la personalità e l’originalità della sua cucina messicana. Così, nel 2002, apre le porte del suo primo ristorante: La Cucaracha.

“La Cucaracha ha compiuto 22 anni. All’inizio è stato difficile perché esistevano pochissimi ristoranti messicani e non c’era ancora l’identità del vero ristorante messicano. In più, la nostra cucina tradizionale non è per niente economica; moltissimi ingredienti hanno un prezzo davvero alto“.

Ed ecco le prime difficoltà. Una proposta gastronomica dal carattere unico e forte in un contesto con radici tradizionali altrettanto profonde.

“Il nostro ristorante La Chucaracha è nato 100% messicano, ma abbiamo dovuto mettere il tex mex per soddisfare le richieste della clientela. Per fare cultura è necessario prima farsi le ossa, anche economicamente parlando”.

Poi la svolta. Una scalata al successo segnata da una costante ricerca della materia prima di qualità.

“Vado quasi tutte le mattine al mercato per scegliere la materia prima. Cerco di arrivare il prima possibile al mercato del pesce per comprare i prodotti migliori. Penso sia stato questo approccio costante la chiave di volta del nostro successo”.

Una rapida ascesa nel capoluogo laziale, destinata ad espandersi prima in tutta la città con altri locali denominati Maybu, riuscendo a gettare un seme della sua cucina messicana anche nel panorama gastronomico di Torino.

L’ultimo gioiello di Diana è stato battezzato col nome di El Tiburon. La mission ultima della nuova apertura è una sola: sdoganare il pensiero comune secondo cui i messicani non abbiano cultura riguardo l’uso dei prodotti ittici.

El Tiburon è nato per far capire che in Messico non mangiamo solo carne, ma abbiamo una cultura dettata dal pesce cucinato e servito in diversi modi, anche crudo. Il mio sogno nel cassetto è di aprire un piccolo locale per offrire una cucina 100% messicana. Ci stiamo lavorando, abbiamo già lo chef e stiamo cercando la struttura”.

Uno sguardo verso il futuro.

Chef con una profonda visione del panorama gastronomico romano, sviluppatosi in lei grazie al continuo contatto con la mutevole visione del commensale moderno. Senza tralasciare uno sguardo attento e comprensivo verso i possibili cuochi futuri.

“La visione del cliente medio verso la cucina messicana è cambiata tantissimo negli anni. Penso sia anche dovuto ad un aumento dei viaggi internazionali, soprattutto da parte dei ragazzi. Oramai la maggior parte della clientela è mentalmente più aperta e mangiano tutto senza preconcetti“.

“Il consiglio che voglio dare ai ragazzi è di uscire dalla confort zone culinaria. È importantissimo girare il più possibile per aprire la mente, sentire altri gusti e conoscere altre culture”.

Intervista realizzata nell’ambito del Master in Critica Gastronomica di Italian Food Academy, con la docente Francesca Orlando

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Loris è cresciuto tra pentole e padelle in cucina con sua nonna nella Bassa Lodigiana, in un paesino di appena 900 anime. Questo però non gli ha impedito di uscire ed esplorare il mondo. Dopo essersi diplomato all’Alma è approdato infatti in diverse brigate anche stellate. Poi però quella vocazione per la scrittura, da sempre latente, ha preso il sopravvento e adesso si dedica anima e cuore a raccontare la cucina, dopo averla vissuta in prima persona, sapendo che anche il più umile dei prodotti ha una storia che merita di essere raccontata.

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