Food For Profit è uno di quei documentari creati con l’intento di arrivare come un pugno allo stomaco dello spettatore. Una denuncia su pellicola, registrata con l’intento di mostrare cosa c’è dietro quel sistema legato alla distribuzione del cibo.
Ma per dare un quadro completo è necessario partire dall’ultimo anello della catena: il supermercato.
Un giro al supermercato.
Seguitemi quindi con la mente nel vostro punto vendita preferito, dove sicuramente troveremo gli ortaggi a darci il benvenuto. Nulla è lasciato al caso: dalle fragole rosse e succose anche a gennaio fino alle sode e lucide melanzane in pieno inverno.
I tappetini in erba sintetica e le casse color verde creano uno sfondo che richiama la natura, quasi a voler simulare un orto ben curato in cui ogni prodotto sembra appena colto dalla pianta.
Ma, senza nemmeno accorgersene, arriva il reparto carni. Qui le cose si fanno più difficili da analizzare: vaschette in polistirolo racchiudono trasparenti fettine di manzo, carne macinata non ben identificata. Il tutto segnato da numeri e codici a barre con il nome della nazione di provenienza.
L’unica certezza che si ha è quanti chilometri ha dovuto fare il pezzo di carne per finire sotto le luci rosate di quel bancone. Non è dato sapere quasi nulla della vita e del tipo d’allevamento concesso all’animale.
Il film.
Proprio per fare maggior chiarezza su queste mancanze nasce Food for Profit: realizzato da Giulia Innocenzi e Pablo D’Ambrosi.
Frutto di un’inchiesta durata cinque anni, il film mette in luce il collegamento tra i finanziamenti destinati alla politica agricola comune, l’attività degli allevamenti intensivi e i pericoli che questi implicano per la salute umana e l’ambiente.
Il docu-film rivela come i fondi pubblici destinati all’agricoltura finiscano principalmente nelle mani dei grandi gruppi industriali. Un fenomeno che solleva importanti questioni etiche e ambientali, con un focus centrato sul maltrattamento degli animali negli allevamenti intensivi e l’impatto negativo sull’ambiente e sulla salute umana.
Altro problema affrontato è quello dell’antibiotico resistenza, causato dall’abuso a scopo preventivo di antibiotici negli allevamenti. Food for Profit non è un film leggero, e non vuole esserlo.
Lo scopo ultimo è quello di sensibilizzare sulle varie implicazioni dell’industria della carne, promuovendo una maggiore consapevolezza riguardo alle scelte alimentari.
Grazie al lavoro di investigazione condotto dagli autori e al sostegno del pubblico, il documentario è in una fase di diffusione sempre più ampia, con proiezioni organizzate in diverse città.
Mangiate meno carne.
Ma è possibile fare qualcosa di concreto per cambiare la situazione attuale? Come tutti i settori, l’industria della carne è molto sensibile alla legge della domanda e dell’offerta. Negli ultimi anni, innumerevoli persone hanno scelto di intraprendere strade alimentari diverse per ragioni etiche e salutari, ma anche per dare un contributo alla salvaguardia della biodiversità.
Soprattutto nell’ultimo periodo, risulta più semplice trovare strade alternative: prodotti plant based, latte e formaggi vegetali.
A detta di ciò, è importante rimarcare l’importanza di una dieta salubre e dunque lontana da qualsivoglia eccesso alimentare. Diversi studi sostengono i benefici di una dieta flexitariana, dove si predilige il consumo di vegetali, limitando l’apporto di carne.
Le rivoluzioni matrici di profondi cambiamenti sono sempre partite dalle fondamenta di una società, e il fattore fondamentale è una maggiore consapevolezza. Citando Tolstoj:
“Se i macelli avessero le pareti di vetro saremmo tutti vegetariani”.
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