I tortellini sono sinonimo di tante cose: Bologna, tradizione, goduria o anche semplicemente felicità. Ma qual è la loro origine? Sono davvero così antichi?
Un fil rouge storico.
C’è qualcosa nella cucina, come in ogni forma d’arte, che riesce a toccare e a suonare le corde dell’animo umano. Penso sia legato ad esperienze ed episodi puramente soggettivi: per alcuni un singolo boccone fa scattare quella tanto chiacchierata memoria proustiana; per altri è solo un compiacimento nell’ammirare la tecnica e la manualità di uno Chef con la C maiuscola.
Per molti, invece, colpisce quanto un piatto o un ingrediente possa essere un portatore di storie: uno scrigno pieno di miti e leggende che nutrono gli animi di tutti i gastronomi romantici.
Ed è proprio su quest’ultimo punto in cui vale la pena soffermarsi. Perché tra i tanti piatti della nostra tradizione culinaria, sicuramente quello più ricco di aneddoti narrativi è il tortellino. Perciò, prima di addentrarci negli eventi storici documentati, è d’obbligo dare il giusto spazio ad uno dei racconti più suggestivi legati alla nascita
dei famosi tortellini emiliani.
La leggenda.
L’epoca è quella medievale: un periodo in cui i castelli torreggiavano su piccoli feudi e borghi di pietra. In questo contesto una bellissima marchesa, dopo un lungo viaggio, decise di fermarsi in una locanda a Castelfranco Emilia, una piccola comunità incastonata nel verde.
Dopo una serata trascorsa tra le mura in pietra del locale, tra fette di pane tostate con lardo e succosa cacciagione appena cotta, la nobildonna decise di prendere una stanza per riposare.
Durante la notte, l’oste, incuriosito dalla sua presenza, decise di appostarsi al di fuori della sua stanza per spiarla attraverso il buco della serratura. Fu così che intravide le sue aggraziate forme. Abbagliato dalla sua bellezza divina, rimase senza parole, colpito soprattutto dall’eleganza del suo ombelico.
Folgorato da quella visione, nei giorni a seguire l’uomo tentò di ricreare ciò che aveva visto con la sola arte in suo possesso: la cucina. Con grande dedizione, prese un pezzo di pasta fresca e iniziò a piegarlo e ripiegarlo, nel tentativo di replicare la forma perfetta. Nacque così il tortellino, una piccola perla ripiena che avrebbe conquistato il cuore e il palato di generazioni future.
I tortellini del passato.
Leggende e atti osceni a parte, le prime attestazioni storiche di questa pasta ripiena risalgono già al XII secolo. Lo storico Cervellati ha rilevato che, già durante il Natale del 1100, i Tortellorum ad Natale erano presenti sulle tavole felsinee. Questa testimonianza ci suggerisce che il tortellino non solo era già conosciuto, ma
era anche un elemento importante delle festività e delle celebrazioni locali.
Nel XV secolo, il tortellino fa la sua comparsa in una novella di Giovanni Boccaccio, nel suo celebre Decameron. Nel racconto, Boccaccio descrive un paese immaginario chiamato Bengodi, dove le colline lasciano spazio a montagne
di parmigiano grattugiato e i cittadini mangiano ogni sera tortelli in brodo di cappone. Questo riferimento evidenzia come questa preparazione fosse già simbolo di ricchezza.
Sempre nello stesso secolo, pure il noto Maestro Martino, riconosciuto come uno dei primi grandi cucinieri della cucina occidentale, cita questa portata in un suo scritto. L’opera in questione è il Libro de Arte Coquinaria, redatta intorno al 1465. In questo volume di 65 pagine, Martino descrive una vasta gamma di tecniche e vivande che hanno influenzato profondamente la gastronomia rinascimentale e moderna.
Un momento significativo avviene nel 1570 quando Bartolomeo Scappi, cuoco personale di Papa Pio V, include una ricetta dei tortellini nel suo testo culinario Opera. Questo libro documenta le migliori pietanze ed è considerato come uno dei trattati più completi e sistematici di quel tempo.
Ma il vero trionfo arriva alla metà dell’800 grazie all’industria e all’evoluzioni tecnologiche del packaging. Dagli anni ’40 del 1900 i tortellini conquistarono anche le salumerie, grazie alle ormai note sfogline, complici nell’aver salvaguardato l’antica maestria del mattarello.
Dalle sue origini ad oggi, questa prelibatezza emiliana rimane un simbolo storico che l’uomo si porta dietro con orgoglio, con la consapevolezza che ogni cucchiaiata è un viaggio attraverso i secoli.
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