Ogni volta che si parla di erbe spontanee, la mia mente vola indietro nel tempo, a quel periodo lontano della mia infanzia, quando chiedevo a mamma cosa stessero raccogliendo gli anziani nei parchi o vicino al laghetto che si trovava proprio davanti a casa nostra.
Vedevo spesso quegli uomini e quelle donne con un cestino di vimini sotto il braccio, che riempivano con una varietà di erbe selvatiche: asparagi, ortiche, borragine…
Ogni volta, il loro gesto semplice, esperto e antico mi affascinava. Quella non era una tradizione che apparteneva alla mia famiglia: noi, infatti, abbiamo sempre preferito coltivare verdure e frutta nel nostro orto.
Eppure, non riuscivo a fare a meno di sentire una connessione profonda con quella pratica, quasi un richiamo a qualcosa di ancestrale. Forse perché raccogliere erbe selvatiche è una delle tradizioni più antiche che ci siano.

La storia della raccolta delle erbe.
Un tempo, gli uomini e le donne avevano ruoli ben distinti, ma complementari, che permettevano di mantenere in vita la comunità. Gli uomini andavano a caccia, mentre le donne si occupavano della raccolta: frutti, bacche, erbe.
C’era un legame speciale, quasi magico, tra le donne e la terra, un rapporto che si alimentava di cura e conoscenza.
La sapienza delle erbe veniva tramandata di madre in figlia, attraverso racconti e gesti, e non si limitava soltanto a sapere quali piante e bacche fossero commestibili, ma includeva anche la loro straordinaria capacità di curare, di lenire i dolori e le sofferenze.
Era un sapere prezioso, che affondava le radici in un passato lontano e che, purtroppo, con l’avvento della modernità è stato sempre più dimenticato, perdendo, con il tempo, il suo spazio nelle vite quotidiane.
Perché le erbe spontanee sono importanti?
L’Italia è uno dei paesi con la biodiversità più ricca al mondo, un vero scrigno di tesori naturali. Qui si trovano circa la metà delle specie vegetali riconosciute in tutta Europa.
Le erbe spontanee hanno sempre fatto parte della tradizione gastronomica italiana, dalla montagna alla pianura, dal mare all’entroterra. Se da un lato i contadini hanno imparato a coltivare ciò che la terra offriva loro, dall’altro la raccolta di erbe selvatiche rappresentava una risorsa fondamentale per l’alimentazione e la “medicina”.
Negli ultimi anni, con l’aumento dell’interesse per la sostenibilità e la salvaguardia del nostro pianeta, è cresciuto il desiderio di tornare a una cucina più naturale e rispettosa dell’ambiente.
Alcuni cuochi, veri e propri pionieri della cucina eco-sostenibile, hanno deciso di riscoprire e portare in tavola queste antiche tradizioni. Chiara Pavan, una Stella Verde Michelin al Venissa, con una passione per la cucina ambientalista, è un esempio lampante di come erbe e frutti selvatici possano diventare protagonisti di piatti innovativi e gustosi, capaci di celebrare il nostro legame con la terra.
Un altro esempio di celebrazione delle “erbacce” come le chiama lei, è Antonia Klugmann.

I benefici nutrizionali delle erbe spontanee
Le erbe spontanee, a differenza di quelle coltivate, crescono in condizioni naturali e spesso sono più forti, ricche di nutrienti e proprietà benefiche.
Queste piante, infatti, non sono sottoposte agli interventi chimici come pesticidi e fertilizzanti, ma si nutrono direttamente dall’ambiente che le circonda, traendo forza dal terreno, dall’aria e dalla vegetazione che le circonda. Inoltre, le erbe spontanee nascono da semi e non da talee, il che le rende geneticamente più forti e ricche di proprietà nutrizionali.
Ogni pianta porta con sé una combinazione unica di minerali, vitamine e antiossidanti, che le rendono un vero e proprio concentrato di salute.
Ritornare a una dieta che include le erbe spontanee non è solo una questione di salute, ma anche di cultura. Paradossalmente, quella che viene spesso definita “cucina povera” – composta da piatti semplici, fatti con ingredienti naturali e non trattati – è in realtà una cucina ricca di storia e saggezza, oltre che essere un toccasana.
Per millenni, la conoscenza delle piante e delle loro proprietà è stata fondamentale per la sopravvivenza, nutrendo e curando l’uomo. Eppure, oggi, questa tradizione sta quasi scomparendo, relegata solo alle cucine più raffinate e alla ristorazione di alto livello.

Come possiamo riprendere la tradizione delle erbe?
Nel mondo frenetico in cui viviamo, spesso immersi nel caos delle città e dei ritmi veloci, la raccolta di erbe spontanee potrebbe diventare un bellissimo rituale da incorporare nella nostra routine. Immagina di prenderti qualche ora per staccare dalla frenesia quotidiana, per immergerti nel verde e concentrarti solo su un gesto antico: riconoscere e raccogliere piante selvatiche.
Un momento di “mindfulness” che ci può riportare alla semplicità della natura e farci sentire, di nuovo, parte di essa.
Naturalmente, è fondamentale imparare a riconoscere le piante commestibili e quelle da evitare, oltre a conoscere le tecniche di raccolta che rispettano l’ambiente. Le erbe raccolte non sono solo ingredienti per piatti gustosi, ma possono trasformarsi in tisane curative, rimedi naturali e vere e proprie pozioni di benessere.
Riscoprire il piacere di raccogliere erbe spontanee non è solo un ritorno alle origini, ma un atto di cura per noi stessi e per il mondo che ci circonda.
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