Komjanc Alessio: l’essenza del Collio è nella purezza

Nel cuore rigoglioso di San Floriano del Collio, tra colline che si innalzano verso il cielo e si affacciano sulle maestose Alpi orientali e sul mare Adriatico, l’azienda vitivinicola Komjanc Alessio, situata alle pendici di una di quelle colline, a Giasbana, volge lo sguardo alla bellezza di un territorio unico. Un territorio che un tempo apparteneva alla realtà austro-ungarica, crocevia di culture e tradizioni che la famiglia Komjanc riflette nella sua produzione vinicola.

Fondata negli anni Settanta, l’azienda narra il sogno di un uomo, Alessio, desideroso di autonomia e di crescita: un sogno che affonda radici profonde nella terra, aggrappate alla storia della sua famiglia.

Komjanc: legame ancestrale con la terra.

La storia dei Komjanc nella viticoltura attraversa secoli di amore e dedizione per la terra. Sin dall’inizio del 1800 un membro della famiglia si è sempre donato alla coltivazione della vite in queste colline fertili, come attestato da un antico matrimonio tra un Komjanc di San Floriano e una donna di Cerò.

Il paesaggio che abbraccia la Komjanc Alessio
crediti foto: Komjanc

Ma la vera celebrazione del legame ancestrale tra il mondo vinicolo e la famiglia è datata 1888, quando un vino prodotto da Florjan Komjanc, un antenato di Alessio, fu selezionato per essere portato a Vienna in occasione di una fiera in onore del quarantesimo compleanno dell’imperatore Francesco Giuseppe.

Questo evento, immortalato in un prezioso “feuilleton“, è il primo testimone della qualità della produzione della famiglia, che già all’epoca si distingueva per l’innovazione e la cura di vini imbottigliati; per quei tempi, una vera e propria rarità.

Il sogno di Alessio.

La prima etichetta di Alessio Komjanc risale al 1973.

Alessio, animato dal desiderio di indipendenza, decise di lasciare l’azienda paterna, dove aveva iniziato l’attività agricola. Con coraggio e determinazione, acquistò quattro ettari di terra a soli tre chilometri di distanza, costruendo prima la cantina e poi la casa.

Da allora l’azienda è cresciuta fino a contare oggi ventiquattro ettari vitati, due ettari di uliveti e un po’ di bosco. Una crescita resa possibile grazie alla devozione e al lavoro instancabile di tutta la famiglia. I quattro figli maschi di Alessio decisero infatti di continuare a coltivare il suo sogno e, dal 2000, Beniamin, Roberto, Patrik e Ivan hanno arricchito l’azienda di sapere e perizia: una maggiore specializzazione in ogni fase della filiera produttiva, dal vigneto alla commercializzazione.

Alessio, Beniamin, Roberto, Patrik e Ivan Komjanc
Alessio, Beniamin, Roberto, Patrik e Ivan Komjanc – crediti foto: Komjanc

La famiglia al cuore dell’azienda.

La Komjanc è una realtà a completa conduzione familiare, dove ciascun membro ha un ruolo ben definito, così che ogni momento della catena produttiva goda della giusta attenzione.

Roberto, insieme alla moglie Raffaella, si occupa della cantina, dalla vinificazione all’accoglienza dei visitatori. E sono proprio loro a sottolineare che

la famiglia è il cuore pulsante dell’azienda, una famiglia che ha scelto di rimanere unita per custodire e mantenere vive la tradizioni, la lunga storia che lega i Komjanc al Collio”.

Non è un caso, del resto, se in cantina, che oggi ha una superficie coperta di 750 mq, si vinificano esclusivamente le uve provenienti dai loro vigneti. E non è un caso nemmeno l’entusiasmo con cui Roberto sottolinea che “la famiglia è il primo consumatore dei vini Komjanc ed esserlo significa anche preservare l’essenza di questo territorio dove, con tutte le vicissitudini storiche, la vite è sempre stata grande protagonista”.

Custodia del territorio.

Essere nati e cresciuti in queste terre, generazione dopo generazione, ha maturato e tramandato un profondo senso di appartenenza e responsabilità verso il territorio. Così, la famiglia Komjanc si impegna a conservare e valorizzare ogni angolo di queste colline. La vite sopra a tutto, ma non solo.  Negli anni Ottanta Alessio ha infatti anche reintrodotto la coltivazione degli ulivi, una tradizione che si era persa a causa della grande gelata del 1929, e nel 2005 sono state portate sul mercato le prime bottiglie di Oče Aš: l’olio di Nonno Alessio.

“Il recupero e la valorizzazione del territorio – raccontano Roberto e Raffaella – sono nel DNA della famiglia, che ha saputo coniugare semplicità e radicamento con un profondo rispetto per la natura e la storia.

La storia parla di un confine tracciato nel 1947 tra Jugoslavia e Italia, che divise in due un territorio vocato alla coltivazione della vite, ma Collio e Brda raccontano entrambi il cuore della Mitteleuropa e sono separati da una linea che abbiamo sempre guardato come un’opportunità di arricchimento, come un ponte e mai come un ostacolo”.

Nel raccontare i loro vini i Komjanc tengono da sempre saldo questo elemento, tanto che spesso la cantina diventa occasione per innalzare i calici alla memoria.

Roberto Komjanc con la moglie Raffaella Nardini
Roberto Komjanc e Raffaella Nardini – crediti foto: Komjanc

Cultura e accoglienza.

Da oltre un decennio qui a Giasbana, in cantina, eventi culturali, mostre artistiche e fotografiche, presentazioni di libri e laboratori rivelano esattamente questo desiderio di racconto del legame indissolubile con il territorio e con ciò che esso significa per chi lo abita da secoli.

La mostra “I Volti della Prima Guerra Mondiale“, ad esempio, ha permesso di rappresentare la storia e le vicissitudini dei popoli coinvolti nel conflitto, attraverso fotografie capaci di catturare l’essenza e le emozioni di quei duri tempi.

Le Wine Experience proposte, poi, offrono ai visitatori l’opportunità di scoprire la storia dell’azienda e del Collio, degustando i vini e l’olio prodotti in abbinamento ai prodotti tipici locali e le visite si svolgono in diverse lingue, tra cui italiano, tedesco, inglese e sloveno: una scelta che permette a tutti di apprezzare appieno l’esperienza ma che, soprattutto, profuma di essenza culturale storica.

I vini: amore per il dettaglio e la purezza.

La proposta dei vini della Komjanc rispecchia tutta la ricchezza e la diversità del Collio.

Siamo puristi – spiega Roberto -, nel senso che amiamo il monovitigno e che ogni etichetta prodotta è il risultato di attenzione profonda per il dettaglio e la purezza, per l’integrità del vino”.

Lungo la strada che affaccia all’azienda, una ventina di vitigni (una pianta per tipo) accoglie i visitatori come una biblioteca di autoctoni che si fa portavoce della storica essenza e unicità del territorio, mentre gli autoctoni raccontati dalle etichette sono la Ribolla Gialla, la Malvasia, il Friulano e il Picolit.

E proprio loro hanno dato vita a un blend, come il Consorzio Collio vuole, che sancisce il racconto del Collio, dell’azienda e della famiglia: il “Bratje”, che in sloveno significa “fratelli”.

Bottiglia del bland Bratje
crediti foto: Komjanc

Dedicato, appunto, ai quattro fratelli, è un tribuito alla tradizione e alla comunità slovena a cui i Komjanc appartengono. Il design dell’etichetta, divisa in quattro parti, ciascuna con le iniziali dei nomi di Roberto, Patrik, Beniamin e Ivan, riflette semplicità ed eleganza.

Accanto agli autoctoni la proposta di Komjanc parla di Chardonnay, Traminer Aromatico, Sauvignon, Pinot Grigio e Pinot Bianco.

E proprio il Pinot Bianco rappresenta la sintesi perfetta del Collio: un vino che unisce delicatezza ed eleganza a una grande struttura.

La famiglia Komjanc – rivela Roberto – ha sempre creduto nell’importanza di mantenere i profumi primari dei vini, concentrandosi su basse produzioni e sulla maturazione completa degli acini. Questo impegno si riflette in ogni bottiglia, anche quelle del Pinot Bianco”.

Ma parla anche di calici di rosso l’azienda, con il Pinot Nero, il Cabernet Franc, il Merlot e lo Schioppettino, quest’ultimo fortemente voluto da Roberto per arricchire la gamma dei vitigni autoctoni.

Komjanc e la Rete del Pinot Bianco nel Collio.

Radicata al Collio, proprio come i vitigni autoctoni, la storia della famiglia, Komjanc continua incessantemente a innovare e a migliorare. Ogni bottiglia di vino e ogni goccia di olio raccontano persone che amano profondamente la loro terra e che vogliono non solo tramandarne la storia, ma tenere viva la sua essenza. Da quest’anno la famiglia lo fa anche abbracciando il progetto della Rete del Pinot Bianco nel Collio.

“Il nostro Pinot Bianco – spiega Roberto – è in vigna dal 1999 ma è solo nel 2018 che abbiamo deciso di vinificarlo in purezza. È un vino capace di rappresentare la personalità del Collio, un vitigno che nei registri di mio nonno era presente e siamo molto orgogliosi di essere stati accolti dalla Rete.

Il Pinot Bianco, grazie alla Rete, sta tracciando una linea identitaria, quell’identità di cui da sempre la famiglia Komjanc cerca di farsi simbolo”.

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Il Pinot Bianco di Komjanc Alessio

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IDEATORE E AMMINISTRATORE DI RISTORHUNTER - Giornalista pubblicista e scrittrice, Francesca è felicemente ossessionata dai racconti e dal potere delle storie: se infatti nessuno è in grado di contrastare la forza di gravità esercitata dalle storie, lei ne è sin dai primi anni di vita la prima vittima. Docente di "arte della narrazione" (anche applicata al mondo enogastronomico), che ama in verità definire "scrittura emotiva", crede che sia assolutamente vero che "Dio creò l'uomo perché gli piacciono le storie". Per Francesca insomma la scrittura è una cosa seria, perché scrivere significa dire quello che non riusciamo a dire e perché la scrittura è "un atto di conoscenza che si maschera di finzione".

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