The Menu. Il film.
Sì, proprio il vendicativo horror culinario che sta scaldando le opinioni e bussando agli schermi del pubblico con sempre più veemenza!
Provate per un solo momento a chiudere gli occhi e ad immaginare una realtà diversa, una nuova società.
Una società dedita al consumismo, irresponsabile.
Bulimici che ingoiano un innumerevole quantità di prodotti senza porsi la minima domanda; che abusano di film, serie tv, ristoranti etnici e cene stellate solo per status symbol.
Bramano nuovi contenuti ogni giorno per poi lamentarsi puntualmente di quanto scadenti siano perché in fondo, molto in fondo, “quando c’era lui i treni partivano in orario”.
Proprio di questa società, grottesca e frustrata racconta The Menu, opera quarta della discontinua carriera registica di Mark Mylod, anche se forse sarebbe meglio dire “Big One”, o per lo meno si spera.
The Menu – La trama.
Una giovane coppia visita un esclusivo ristorante su un’isola remota, dove l’acclamato chef ha preparato un sontuoso menu degustazione, insieme a qualche sorpresa scioccante.
La cucina, al centro del titolo della pellicola, diventerà però, nello svolgersi della trama, ben presto un’allegoria della realtà.
Una metafora culinaria dell’arraffona società moderna, accuratamente descritta dai commensali della cena, e da uno – ancora una volta, qualora ci fossero dubbi – straordinario Ralph Fiennes: chef messo a dura prova da un ospite inaspettato e dal carattere forte: Anya Taylor – Joy.
I fortunati e abbienti clienti entrano in scena contemporaneamente e, anche se mai ci verranno presentati nello specifico con pedanti e prolisse spiegazioni, con pochi ed efficaci espedienti il regista fornisce una caratterizzazione dei personaggi chiara e definita.
Non solo semplici clienti.
Un parterre attoriale di tutto rispetto va a rappresentare i meandri sociali più reconditi.
Troviamo infatti un gruppo di tre yuppie che ha sposato appieno la politica capitalistica e ha ben capito come arricchirsi, non proprio in maniera legale.
C’è poi una coppia di anziani alquanto facoltosa, clienti affezionati dello chef, che chiede la modica cifra di 1.250 dollari a persona per una cena. Una coppia che (i soldi non possono tutto) ha subito la grave perdita della figlia, che li ha distrutti.
L’attore colombiano Jhon Leguizamo interpreta invece un’avida e saccente star di Hollywood con la necessità di ingigantire la propria immagine comprando tutto ciò che riesce, dalla compagnia della sua segretaria all’amicizia con lo chef.
Le figure più irriverenti della sala sono sicuramente Lilian, interpretata da Janet McTeer, e Ted, Paul Adelstein, che mettono in scena in maniera magistrale le figure di una critica gastronomica che ha fatto della cattiveria e della ricerca delle imperfezioni la sua arma più affilata e del suo capo redazione in balia della forza della donna al punto di accettare ogni scelta stilistica e ogni commento.
Guest star della serata è la signora Linda Slowik, madre dello chef, completamente ubriaca e abbandonata al proprio destino
Il vero protagonista della cena è però Nicholas Hoult che veste magistralmente i panni della società moderna volta all’accettazione di tutto ciò che non va, che continuerà a mangiare come se fosse normale ciò che gli succede intorno.
È l’unico a sapere esattamente come finirà questa serata, ma è tanto assorto dal sogno che sta realizzando, dopo anni di programmi televisivi culinari, da non interessarsi a cosa stia andando incontro.
L’unica cosa che conta è il menù, a tal punto da trascinare con sé l’accompagnatrice Margot – Anya Taylor-Joy – che andrà a ricoprire un ruolo fondamentale: si eleva sopra le colpe della società e soprattutto, ha il coraggio di criticare e di opporsi.
Hawthorne, necropoli sociale.
Hawthorne, è questo il nome del ristorante situato all’interno di un vero e proprio mini-ecosistema che viene sfruttato per il funzionamento del menù con grande rispetto e dedizione.
È l’habitat ideale dello chef Slowik – Ralph Fiennes – incarnazione perfetta della maledizione della giacca. Ha la sola intenzione di rinfacciare le colpe dei commensali diventando giustiziere divino insieme alla sua brigata.
Il tutto è accompagnato da scelte di montaggio che poco alla volta trascinano lo spettatore sempre più nella sala, con un particolare umorismo noir, con scene taglienti che si servono di artifici macabri e raccapriccianti per coinvolgere il pubblico tipico del genere splatter.
The Menu racconta la società moderna che ingurgita senza masticare, che ha come massimi esponenti della cucina solo chef che si mostrano in tv, i programmi di finzione che narrano la cucina come un mondo fatto di successi, gloria e soldi.
Ma la realtà è molto lontana. Oggi mangiare senza fotografare vuol dire “godere solo a metà”, parafrasando lo storico motto pubblicitario.
Il monito lanciato da The Menu è stato messo in musica esattamente cinquanta anni fa dal cantautore anarchico per eccellenza Fabrizio De André:
“Per quanto voi vi crediate assolti
Siete per sempre coinvolti”.
E quindi, qualora decidiate di regalare questa coccola al vostro palato, masticatela!
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In foto: alcune scene della pellicola, immagini tratte dal web.